Oggigiorno lo smartphone occupa tutti i nostri spazi vuoti, anzi ci cattura e ci crea intorno il vuoto e finiamo per isolarci e dipendere sempre più da questo strumento.
Se ho un momento libero, ad esempio, invece che fare quattro chiacchiere al telefono con un’amica scrollo i social a più non posso.
Io non so spiegare come questo paradosso stia accadendo, fatto sta che adesso la cognizione del tempo, o meglio la sua percezione, è del tutto diversa.
Siamo tutti convinti di “avere meno tempo” per qualsiasi cosa eppoi passiamo ore a guardare stupidaggini sullo schermo di un telefonino.
Pensi di stare due, cinque minuti sui social e purtroppo volano due ore di “GRANDE NULLA” e questo lo dico con cognizione di causa dal momento che io stessa provo un’autentica frustrazione quando me ne rendo conto.

Ma non è soltanto l’uso, per quanto smodato, del cellulare che mi preoccupa. Il problema è che ho l’impressione che stiamo regalando, ai nuovi padroni del mondo, tutt’intera la nostra vita.
Per fare un esempio l’uso dell’A.I. nasceva per rispondere a esigenze pratiche e soprattutto scientifiche. Emulare il pensiero umano, automatizzare compiti complessi e analizzare enormi quantità di dati; invece oggi ne abusiamo, con risultati più che scadenti, per risparmiare sulle sedute dallo psicologo, scrivere e-mail più che banali, domandare consigli su come lasciare il/la partner o, incredibilmente, per dialogare con i propri defunti.
Attualmente viviamo molto più a lungo ma la nostra vita è più caotica e vuota e, per rendercene conto, basta guardare un vecchio film.
Se provo a fare un paragone con trent’anni fa, veramente penso che stiamo perdendo molto.
A questo proposito proprio l’altro giorno, riordinando il mio studio (lo faccio spesso, il mio space-clearing resta proverbiale), volevo buttare un po’ di documenti, vecchi bigliettini d’auguri, agende più che datate, libri illeggibili e quant’altro e mi sono ritrovata tra le mani dei vecchi appunti ingialliti dal tempo.
Mi sono soffermata a rileggerli e, con il ricordo, un sorriso fisso si è stampato sul mio viso.
Quando lavoravo per una grande azienda italiana, per un periodo sono stata responsabile di una segreteria di Alta Direzione.
A quel tempo le segreterie dovevano essere presidiate per tutto l’orario di lavoro e ben oltre e, per poter andare a pranzo a mensa, si facevano delle turnazioni poiché poteva sempre accadere qualcosa di “catastrofico” e all’epoca non tutti erano raggiungibili con i cellulari.
Bene, il più delle volte, in quella mezz’ora, non accadeva un bel niente e la persona che era di turno si annoiava a morte, così dava spazio a tutta la fantasia e alla creatività del momento e gli “highlights” sotto ne sono la conferma.
Di ritorno dal pasto il turno cambiava e chi aveva già pranzato, sorseggiando il caffè, leggeva sul blocnotes quello che oggi potremmo spiegare come la caption di un post e giù a ridere!

Era un modo creativo per tenere attiva la mente e il tutto, in ogni caso, non superava mai – come ho già detto – la mezz’ora, massimo quarantacinque minuti.
Poi però c’era la VITA, quella vera e non virtuale, alquanto più stimolante.
P.S.: l’autrice degli highlights è tutt’ora una delle mie amiche più care
Film associato
Dalle 9 alle 5 … orario continuato, Colin Higgins, 1980,
PODCAST
Ascolta il podcast Racconti sotto la pelle
Come sempre, uno spaccato molto preciso di quello che era il nostro modo di vivere prima degli smartphone, ed il modo di vivere la giornata ora con tutte le distrazioni online che ci propinano
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Grazie sono sicura che tu hai compreso profondamente quello che avevo da dire❣️