Per una persona della mia età è difficile essere guardinghi, siamo cresciuti tutti a pane e ciarle, davanti al muretto sotto casa, e parlare con qualcuno anche se sconosciuto era la normalità.

Io, per di più, se vedo qualcuno anche soltanto un po’ smarrito ho la “cattiva” abitudine di chiedergli se ha bisogno di qualcosa e il più delle volte la risposta è un secco “NO, grazie” perché forse anche l’Altro/a è guardingo.

Però di questi tempi non so se è accettabile questo mio comportamento, invadere lo spazio dell’Altro, anche se per pochi attimi, forse non è consono.

Adesso il più delle volte cerco di frenarmi e ho cominciato a osservare molto.

Inutile dire che anche intorno a me, ci sono “sguardi” che mi chiamano di nascosto, tra gli affetti più cari, c’è una sorta di allarme continuo negli stati d’animo e nei sentimenti ma, come ben si sa, qui si fallisce alla grande.

Invece quello che sto notando sempre più spesso è che le persone perdono tanta energia per evitare ogni problema, o forse a me sembra così, ma fatto sta che vige la regola del “con un NO ti spicci e con un Sì ti impicci” e così nessuno chiede più niente a nessuno.

Oggi i telefonini ti portano dritto dritto dove devi arrivare e ti perdi tutto il bello che c’è intorno. Per andare da qui a lì se mancano che so anche solo trecento metri lineari ormai noto che, specie tra i più giovani, se li fanno tutti col viso fisso sullo schermo quasi terrorizzati di perdere la “bussola” (quella interiore intendo).

Invece il più delle volte è proprio così che la si perde!

Il… “sesto senso”

In altri tempi si seguiva il famoso sesto senso, quello che sin dagli albori dell’umanità ci ha condotto sin qui salvandoci quando era il caso e facendoci infognare in beghe d’amore o altro quando capitava.

Vero è che oggigiorno tutti coloro che ti fermano vogliono chiederti qualcosa, qualsiasi cosa, dalla monetina alla sigaretta: nessuno osa più domandare una via o meno che mai “abbordare” una ragazza o un ragazzo per strada. Chissà forse è giusto così, dobbiamo difenderci sempre di più, non ci si può più fidare dello sconosciuto che ti si para davanti che, come minimo, sarà uno squilibrato.

Io non so dire se sia un bene o un male, certamente abbiamo perso tanto.

A questo proposito mi viene in mente un episodio della mia gioventù.

Roma bloccata per il traffico, pioggia torrenziale, il mio autobus che si guasta per surriscaldamento, io che scendo al volo e, essendo in ritardo clamoroso all’appuntamento di una visita medica importante e programmata da mesi con un luminare dell’epoca (ai tempi non c’erano telefonini disponibili eccezion fatta per le cabine telefoniche situate qua e là), m’infilo nell’abitacolo di una Fiat 500 di un ragazzo sconosciuto, pregandolo di darmi un passaggio, lo ringrazio en passant e comincio a parlare fitto fitto… solo dopo un po’ ho capito che ero io la temeraria e che lui era letteralmente terrorizzato da me e dal mio vortice esistenziale e questa mi era sembrata la cosa più assurda del mondo: come si poteva essere terrorizzati da me?

FILM “Attrazione fatale” (1987) un cult diretto da Adrian Lyne


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4 risposte

  1. Brava Annarita,
    Hai fatto una bella foto di quel tempo ormai andato,di quello che eravamo noi, l’aria che si respirava, e la nonchalance con cui affrontavamo le cose ed il modo semplice con cui ci rapportavano col prossimo👏👏👏. 👋👋

    1. Grazie Gianni hai ragione. Erano tempi più semplici e comunque la nostra voglia di vivere era più grande di tutte le difficoltà che incontravamo.

  2. Brava, sei riuscita a mettere l’accento sul profondo cambiamento in atto nelle nostre relazioni con”l’altro”. Bellissimo articolo!

    1. Grazie Kay per leggermi sempre e per ricordare una stagione della vita di noi tutti nella quale la paura non ci paralizzava.

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