Ho un nuovo biglietto da visita. Dovrebbe raccontare a chi mi conosce poco o per niente, chi sono, il lavoro che faccio e quello che vorrei fare. C’è anche il link del mio blog e spero che si capisca la fatica che mi costa alimentarlo e tenerlo vivo.

I giovani si scambiano il numero di telefono e poi si”spiano” sui social. Per chi è adulto invece i biglietti da visita sono vere e proprie pietre miliari, che scandiscono i passaggi della nostra vita, un’istantanea di un momento preciso, certamente segnato da un cambiamento.

Da qualche parte, in fondo ad un cassetto, ci sono i biglietti che hanno segnato, per esempio, tutte le volte che si è cambiato indirizzo (oggi non si mette più), abitando una nuova casa e, spesso una nuova relazione. Alcune situazioni sono durate a lungo, altre al contrario, sono sparite in un baleno.

I biglietti da visita con gli incarichi di lavoro raccontano una storia ancora più bizzarra. Quante volte si è inseguito il cambiamento con un nuovo ufficio, perfino una nuova città, o magari si è fatta carriera come testimoniato da una indicazione più roboante sul biglietto. In verità a volte questi “titoli” sono così oscuri che potrebbero nascondere anche una “retrocessione”, un passo falso piuttosto che una promozione.

Ricordiamo, mentre riordiniamo questi “fermo immagine”, che  siamo nel Paese del Gattopardo  e spesso “bisogna cambiare tutto  per non cambiare niente” e un nuovo incarico o un nuovo indirizzo raccontano che, per quella volta, l’agognato cambiamento non si è visto.

Raccontano anche però quanta voglia si avesse in quel momento di dare una sterzata alla propria vita, testimoniano il desiderio irrefrenabile di cambiare partner, cambiare casa, cambiare vita o, quantomeno il taglio dei capelli.


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