“Vesti male noteranno il vestito, vesti impeccabilmente e noteranno la donna” così ammoniva Katherine Parker (Sigourney Weaver) il “Boss” all’ordinaria segretaria Tess McGill (Melanie Griffith) nel memorabile film “Una donna in carriera” (1988) diretto da Mike Nichols. La frase non era sua ma rubata alla mitica Coco Chanel, regina indiscussa di eleganza e fascino senza tempo.
Io sono cresciuta con questa idea, pur con i mezzi (pochi) che avevo, perché mia madre era sempre maledettamente elegante, persino per andare dal tabaccaio (no, dal droghiere non andava mai).
Ammetto che allora un po’ me ne vergognavo perché lei era sempre “troppo” sopra le righe, non passava mai inosservata. Col tempo invece ho imparato ad apprezzarla ma, all’epoca, (erano gli anni ’70, gli anni dei conflitti sociali) andare a parlare con i professori con un cappotto di lana rosso con bordi di volpe nera mi sembrava davvero troppo, anche se oggi un capo così lo ha ampiamente sdoganato Jane Fonda in occasione di molti dei suoi arresti.
Il cappotto rosso
Pure io, alla fine, posseggo un cappotto rosso, (“rosso” da battuta di caccia alla volpe) anche se lo uso solo durante le feste di Natale, comprato rigorosamente vintage, perché mi divertiva essere un po’ eccentrica ed esclusiva, mi piaceva mostrare la mia capacità di saper scegliere “capi” senza tempo e, soprattutto, senza spendere un patrimonio.
Ho sempre fatto così, sin dall’adolescenza ho avuto sempre una sarta (nel mio “album” di modiste e confidenti ci sono delle donne – Rosanna, Graziella e Cesarina – per me indimenticabili, che cucivano capi che spesso disegnavo io stessa ma, il più delle volte, scopiazzavo dalle riviste di moda.
Ho riciclato interi guardaroba (miei e di persone a me vicine) che ancora indosso, stoffe pregiate, sete, che da vecchie camicette si sono trasformate in top esclusivi, pantaloni in bermuda eleganti, e via dicendo.
L’eleganza non è questione di “firme” o di portafoglio, di rincorsa sfrenata alla moda dell’ultimo momento o all’imitazione dell’influencer più vista!
Questo è il messaggio che vorrei passare alle giovani e ai giovani di oggi perché sono convinta che si possa essere unici a partire da un vecchio capo scovato nell’armadio della nonna anziché con griffe esclusive. Non è soltanto questione di outfit ma ne va della propria autostima, del sentirsi autentici e non essere una brutta copia di qualcun altro o l’ennesimo membro del gregge.
La vita poi può essere alquanto noiosa e un pizzico di follia aiuta a farci stare meglio: per esempio, ricordo con allegria di una mia zia, una specie di “Zia Mame” che faceva “rivoltare” dalle sue sartine abiti da uomo trasformandoli in meravigliosi tailleur che poi indossava con nonchalance, magari per un pic-nic. Era fantastica!

Se non sapete chi è Zia Mame potete leggere l’omonimo romanzo di Patrick Dennis oppure cercare il bel film di Morton Da Costa del 1958. Ricordo una battuta memorabile con cui la protagonista accoglie malamente alcuni patenti in visita perché erano arrivati il 31 settembre mentre erano attesi il 1° ottobre!
PODCAST
Ascolta il podcast Racconti sotto la pelle