L’altro giorno eravamo al ristorante di zona che frequento da parecchio tempo; i camerieri sono accorti e gentili e anche molto riservati.
Guardiamo distrattamente il menu e optiamo tutti per un carciofo alla romana come entrée; il cameriere, con il volto fisso sul taccuino, segna la comanda e aggiunge garbatamente e con un tono basso “anche se non è più tempo di carciofi”.

Nessuno di noi commensali fa caso alla frase nemmeno io con tutti i miei “studi” di antropologia e criminologia. Beh, che dire? Il giorno dopo un terribile mal di pancia mi ha subito riportato alla mente l’esternazione a mezza bocca del cameriere “anche se non è più tempo di carciofi”.
Ma perché noi non riusciamo più ad ascoltare l’Altro? Non ci riusciamo più, sia che dica cose sensate e non.
In un tempo dove tutti hanno sempre un’opinione, le parole dell’Altro sono diventate un optional, è un po’ come avere sempre la radio accesa ma sintonizzata su una emittente non interessante.
La vita scorre veloce, il solito tran tran, con tempi sempre più scadenzati, poco tempo per l’empatia e ancor meno per l’ascolto.
Invece, nel caso appena raccontato, sarebbe bastato prestare attenzione al timbro della voce, alla pausa riflessiva e soprattutto al tono: “anche se non è più tempo di carciofi”.
Mettersi in ascolto dell’altro, poi, significa anche uscire dalla solitudine, dal proprio eterno soliloquio e aprire una finestra sul mondo. Bisogna diventare curiosi, pronti ad ascoltaree imparare qualcosa di nuovo. Bisogna ritrovare un po’ di umiltà o, come si dice, imparare a ritornare bambini.
Il linguaggio non è solo comunicazione, è struttura del pensiero, è connessione con l’Altro, è accesso alla realtà ma noi “non abbiamo più tempo!” e le parole si… perdono.
Sull’empatia c’è questo bellissimo corto di Brené Brown che fa parecchio riflettere, guardatelo su questo link
Anche nei rapporti interpersonali e/o di coppia è così: quante volte ci si offende per non aver compreso bene il tono dell’Altro? Per non parlare degli odiosi messaggi di whatsapp, scritti velocemente senza dar peso alle parole. Quelli a volte sono delle vere e proprie “bombe” o, almeno quanto, di converso lo é l’ironia dei “Social” tanto cara a Luca Bizzarri con il suo magistrale Podcast “Non hanno un amico” (io ho ascoltato tutte le 600 e passa puntate e sono andata anche a vederlo a teatro). Già, l’ironia, questa sconosciuta ai più.
Non sarà il caso di provare a re-imparare ad ascoltare meglio l’Altro, il tono della sua voce? Provare a entrare in sintonia con quello che ci sta dicendo e soprattutto al come lo dice.
C’è un vecchio detto che afferma che “la lingua taglia più della spada”e a proposito di questo ho un film da proporvi “Padrona del suo destino”, di Marshall Herskovitz, dove la protagonista, nella Venezia del XVI secolo, alla fine della storia riesce ad usare egregiamente entrambe.
PODCAST
Ascolta il podcast Racconti sotto la pelle